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Napoli, Biblioteca Nazionale, VI.B.2
Homiliarium (dalla domenica di Settuagesima alla domenica di Pasqua)
Sec. XI in; membr.; cc. II, 313, I; duplice numerazione moderna, a matita, rispettivamente sul recto in basso a sinistra e sul recto in alto a destra; 1-48 (1-32), 510 (33-42, con inserzione di un foglio, di altra mano, cc. 37-38), 6-388 (43-306), 397 (307-313). Segnatura dei fascicoli 7-10 in cifre romane, precedute dal monogramma qr, sul verso al centro del margine inferiore dell’ultima carta; inizio fascicolo lato pelo; 515x327 = 11 [448] 56 x 38 [123 (21) 118] 27, rr. 35/ll. 35 (c. 83r); rigatura a secco; legatura di restauro in cuoio marrone con riapplicazione sulla coperta del piatto posteriore di cinque borchie di ottone, quattro in corrispondenza degli angoli ed una centrale; i fermagli sono moderni.
Una mano (Bari Type). Notazione beneventana “in campo aperto” in corrispondenza del testo delle Lamentationes. 146 iniziali decorate segnalano gli incipit delle pericopi evangeliche e delle omelie; le didascalie e l’inizio dei versetti delle Lamentationes sono eseguiti con inchiostro rosso; disegni a penna (margine inferiore di c. 72v la figura del paralitico che porta il lettino sulle spalle, accompagnato dalla scritta paraliticus; margine esterno di c. 77r due volti maschili, uno dei quali parzialmente rifilato; margine inferiore a sinistra di c. 205v un canide; margine esterno di c. 308r un diavolo il cui volto è eraso; a c. 218v, disegnato con inchiostro rosso, in corrispondenza del vangelo di Luca, un toro. Alcune iniziali (M c. 231r, A c. 246v, E c. 256) probabilmente lasciate a contorno, sono state colorate in modo poco preciso con inchiostro rosso di tonalità più scura. Due mani principali: la prima attiva fino a c. 24v; la seconda da c. 25r fino alla fine. Si devono a questa mano 10 disegni eseguiti a penna e colorati di rosso con scene neotestamentarie: la «tentazione» c. 36vb, giustezza colonnare; la «Maestà in trono», c. 40v; la «Samaritana», giustezza colonnare, c. 90rb; la «predicazione» c. 137r, giustezza colonnare; «Gesù e il cieco», c. 169r margine inferiore; «la resurrezione di Lazzaro» c. 200rb, giustezza colonnare; l’«ingresso a Gerusalemme» c. 230vb giustezza colonnare + marg. interno ed inferiore; «Geremia profeta e Gerusalemme», c. 285vb marg. inf.; «le Pie donne al sepolcro», c. 310v, 7 ll. + marg. esterno; «l’ultima cena» c. 313v, 16 ll. + marg. inf. nell’intercolumnio (unica miniatura colorata anche di blu, giallo, verde), e la lettera istoriata raffigurante Gesù c. 63v, 12 ll., e Geremia profeta c. 302v, 11 ll.
Restaurato, presso il laboratorio di Grottaferrata, in data 25 ottobre 1972, come testimonia il talloncino apposto all’interno del piatto posteriore.
Sul verso della prima carta di guardia è apposto l’ex libris del vescovo Giacomo Emilio Cavalieri, rappresentato “da un fregio ornamentale a cartoccio di evidente stile barocco, che circonda uno scudo, il quale, in base alla rappresentazione grafica dei colori, è in rosso al cavallo inalberato di argento con tre stelle sul capo a 6 raggi pure d’argento”; “lo scudo - sormontato da cappello vescovile - è circondato dalla scritta AEMILIUS IACOBUS CAVALERIUS S. TROIANAE ECCLESIAE EPISCOP.; tra scudo e cappello corre il motto IGNEA/RAPIT VITRUS”.
Sul verso della seconda carta di guardia compare scritta a matita e di mano moderna, la seguente nota: IL VESCOVO GIOVANNI DI CUI SI PARLA NEL I FOGLIO DI QUESTO COD. È IGNORATO DALL’UGHELLI., DAL GAMS, E DAL EUBEL.
È RICORDATO INVECE NEL Ms. XV.F.45 DI QUESTA BIBLIOTECA NAZIONALE.
E.T.B
La storia del codice è compendiata nella nota d’acquisto tracciata sul recto della prima carta: Recordatione facio ego Letus abbas da ista homelia quod comparavit in civitate Troia ante Hioan(nnes) episcopus et Ambrosius archipresbiter et Iohannes de Ursengarii trumarcho da Iohannes sacerdos fi(lius) de Guido et guadia michi dedit et mediatore michi posuit seipsum et boni fratres eius.
L.G.
Bibliografia
Loew-Brown, Beneventan Script, p. 100.
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